27.12.2010 Una alimentazione vegetariana è in grado di procurare benefici alle persone che hanno una patologia renale. Lo sostiene una ricerca dell’ Indiana University pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology. Lo studio ha dimostrato che nei pazienti affetti da malattie renali una dieta vegetariana riduce i livelli di fosforo potenzialmente tossici nel sangue e nelle urine.
La ricerca è partita dal presupposto scientifico che chi soffre di malattie renali ha bisogno di limitare l’assunzione di fosforo – che si trova nelle proteine alimentari ed è un additivo alimentare comune – perché il suo fisico ha difficoltà a smaltire il minerale. Livelli di fosforo troppo alti possono portare a malattie cardiache e un incremento del rischio di mortalità.
Il team di ricercatori, guidati dalla dottoressa Sharon Moe, ha messo a confronto due diversi regimi alimentari. Dopo avere selezionato un gruppo di volontari, tutti con malattie renali, li ha sottoposti a due diete diverse, una vegetariana, a base di cereali, l’altra non vegerariana: alla fine, le analisi di sangue e urine hanno confermato che una dieta a base di cereali ha un rapporto decisamente inferiore di fosfati, inoltre e la maggior parte di essi si presenta sotto forma di fitati, che impiegano meno il metabolismo.
Ad integrazione di quanto riportato sopra, è da rilevare che un’alimentazione ricca di proteine alimentari (soprattutto se di origine animale) comporta oltre che un aumento di fosforo anche una carenza di calcio.
Questo avviene perché nel nostro organismo non esistono depositi di proteine (ci sono solo quelli di zuccheri e grassi), per cui l’eccesso, pur se in una prima fase è assorbito a livello intestinale, deve successivamente essere eliminato, transitando attraverso il torrente ematico, fino agli organi emuntori.
La natura acida di queste sostanze comporterebbe un abbassamento del ph ematico (incompatibile con la vita: il suo valore è mantenuto stabilmente a 7.4), se non venisse tamponato con gli elementi basici presenti in circolo. L’elemento basico più abbondante presente nel sangue è il calcio che quindi si lega alle proteine neutralizzandone l’acidità e sotto forma di proteinati di calcio viene eliminato dagli organi emuntori.
Quindi un’alimentazione ricca di proteine comporta un’alterazione del rapporto calcio-fosforo che a sua volta si esprime in una tendenza all’aumento della irritabilità neuro-muscolare, che giustifica le patologie cardiologiche (il cuore è un muscolo!) di cui si parla sopra.
Ma le proteine vegetali non dovrebbero avere le stesse conseguenze di quelle animali, giusto? E le proteine vegetali possono essere ingerite in quantità un po' superiore a quelle animali, senza incorrere nello stesso problema?! Grazie.
RispondiEliminaPiero.
L'introduzione in eccesso, rispetto al fabbisogno, di proteine alimentari, indipendentemente dal fatto che siano di origine vegetale o animale, comporta un problema a livello di smaltimento non essendo disponibili depositi. La ricerca a cui si fa riferimento nel post si riferisce ai danni renali e cardiocircolatori derivanti dall'accumulo e dalla biodisponibilità del fosforo, libero nelle proteine animali e sotto forma di fitati in quelle vegetali.
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