giovedì 7 ottobre 2010

Le Malattie Culturali - I denti e il senso critico


“Ascolta sempre mamma e papà! Anche quando mamma e papà ti picchiano, lo fanno per il tuo bene!”
“Sarà vero, forse: ma quanto fanno male le botte!”
“Papà, perché devo andare a dormire alle nove?”
“Perché i bambini alle nove vanno a letto”.
“Ma, papà, non ho sonno!”
“Ci vai lo stesso, perché ti devi abituare che alle nove si va a letto.”
Alle sette ci si deve alzare; all’una si deve mangiare; alle tre si comincia a fare i compiti; alle cinque si deve fare merenda; alle otto si cena; alle nove a letto …..
Manca solo che i piccoli timbrino il cartellino! (Qualcuno prima o poi ci penserà!).
Questo rappresenta solo un esempio di ciò che viene assimilato e dato per scontato fin dall’infanzia.
Di quanti cosiddetti “luoghi comuni (= cose che si danno per scontato)” la nostra vita quotidiana è costellata?

Lo stato dei  nostri denti rappresenta lo specchio fedele di ciò che abbiamo accettato/accettiamo  passivamente o abbiamo rifiutato/rifiutiamo, oppure delle giustificazioni mentali per assimilare razionalmente delle induzioni/convenzioni familiari/ambientali.

Per poter comprendere il senso di un’alterazione di qualsiasi organo o apparato, bisogna partire dalla conoscenza della sua normale funzione.
Qual è la normale funzione dei denti? La masticazione! (Per chi non ne fosse a conoscenza nella lingua italiana al termine “masticare” viene attribuito il valore di “conoscenza profonda di un argomento” (Es.: Quell’avvocato mastica bene il Codice!).
Ogni volta che portiamo il cibo alla bocca, i denti lo triturano e trasformandolo in bolo insieme alla saliva ne permettono la deglutizione. Il processo di triturazione è indispensabile anche per attivare le papille gustative e quindi assaporare le qualità del cibo con l’associato senso di gradimento o di disgusto.
Fondamentalmente, quindi, i denti preparano “l’analisi” di ciò che noi scegliamo come cibo.
Cosa si deve intendere per “cibo”?
Cibo è qualsiasi elemento proveniente dall’ambiente esterno che attraverso un processo di assimilazione entra a far parte dell’intima struttura di un individuo, nutrendolo nella sua totalità.
Questa definizione, quindi, non è applicabile solo al cibo fisico (pane, pasta, pomodori, cicorie, ecc.), ma anche ad ogni pensiero, sentimento, idea, comportamento che l’individuo accetta di far propria.
I “luoghi comuni” sono una reale minaccia per la salute dei denti, perché tendono a scavalcare proprio l’azione di analisi del “cibo”, che passa attraverso il processo masticatorio.
Le persone che hanno i denti cariati, normalmente non masticano, ma ingurgitano tutto ciò che arriva alla loro bocca. Come dire che accettano come buono tutto ciò che l’ambiente gli propone!
Credono a tutto ciò che gli si dice, in alcuni casi anche le cose più assurde.
Un esempio: Mia madre.
Ha perso tutti i denti da giovane età e questo perché non ha mai messo in dubbio la veridicità di quello che gli veniva proposto.
“Ho visto un asino volare” “Davvero? Dove?” ……
Le persone che invece hanno i denti storti o sovrapposti sono quelle che cercano in tutti i modi, dandosi una spiegazione forzatamente razionale, di accettare, un cibo anche indigesto, al solo fine di evitare di entrare in contrasto con l’ambiente (Quanti bambini e adolescenti con gli apparecchi per riallineare i denti!).
Le persone che invece rifiutano o si oppongono al cibo loro proposto (induzioni), tendono al prognatismo mandibolare (= mandibola sporgente), cioè mostrano i denti.
Le persone che hanno i denti stretti sono chiaramente ipercritiche e fortemente diffidenti verso tutto e tutti.
Le persone che hanno i denti larghi tendono invece a sorvolare sulle questioni importanti, mostrando una certa superficialità di giudizio (non vanno a fondo nella conoscenza).
Le persone che serrano i denti sono chiaramente chiusi ad ogni influenza esterna: il mondo comincia e finisce nel sé.
Le patologie delle gengive, le parodontopatie, i denti che si muovono, esprimono il dubbio, l’incertezza, l’incapacità di esprimere un giudizio sulle cose o sugli avvenimenti.

Conclusione
Dentifrici e spazzolini sono importanti nella prevenzione di alcune patologie (come ho riportato in altro scritto in corso d’opera), ma certamente sono inefficaci nel proteggere i denti dalla carie.
La vera prevenzione delle malattie dentarie si ottiene insegnando, da piccoli, ai nostri figli ad esprimere le proprie idee su ogni problema della vita quotidiana. “Cosa ne pensi di …?” “Secondo te …..?” ….
Un bel lavoro per un genuino educatore!
Un sano buon senso critico è il segreto per conservare denti sani per tutta la vita.


3 commenti:

  1. Che articolo spettacolare! Bravo e grazie!

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  2. Questo articolo mi ha lasciato senza parole.
    Mi ritrovo perfettamente in quello scritto!
    Bravissimo!

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  3. trooooppoooo belloooo....
    antonietta

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Anagrafe e Malattia Anagrafe. [dal gr. ἀναγραϕή «registro»]. – Registro della popolazione destinato, in ogni comune, a documentare lo...

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Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1951 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979 presso l’Università degli Studi di Parma Dal 1984 esercita la Professione di Medico di Medicina Generale in Casamassima (BA). Nel 1985 si iscrive al Corso Biennale di Omeopatia indetto nella Città di Bari dalle Scuole di Medicina Omeopatica “Mattioli-Palmieri” di Firenze, conseguendone l’Attestato nel 1987. Dal 1997 è attivo nell’informazione sulla integrazione alimentare da fonti naturali (e non da preparazioni chimico-farmaceutiche), quale supporto indispensabile al miglioramento e mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo. Nel 2001 si avvicina allo studio e alla pratica delle tecniche di guarigione naturali del Reiki, percorrendone l’intero iter formativo fino alla qualifica di Usui Reiki Master, di Karuna Reiki® Master, e completando la formazione nelle tecniche giapponesi originali dell’Usui Ryoho Gakkai presso la Scuola Free Reiki® di Padova. Il lavoro di ricerca continua acquisendo la conoscenza di nuove tecniche fra cui EFT, Coaching, ed altre in via di sviluppo, sempre con l'obiettivo di ripristinare lo stato di benessere nelle persone che lo richiedono.

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